L’isola di Ikaria prende il nome da Ikaro (ikaros, Icarus, καρος ) della mitologia greca. L’uomo che volò troppo in alto e si bruciò le ali, attaccate al corpo con la cera. Per anni fu luogo d’esilio per dissidenti politici, puniti per essersi spinti troppo oltre contro il regime; fu scelta proprio questa isola come metafora. Dopo la fine del regime greco ad ikaria si siluppo un turismo ‘particolare’ economico e molto ‘freak’. Molti hippy da tutto il mondo arrivavano ad ikaria, alcuni dei quali si sono trasferiti. Adesso ikaria è molto diversa.
Ci siamo stati nel 2014 e di ‘hippy’ non è rimasto molto, anche se ci sono degli strascichi. Una ragazza isolana mi ha spiegato che nel corso degli anni, la situazione è degenerata. Come al solito il ‘troppo stroppia’… un tipo di turismo ‘hippy’ comporta poche entrate nelle casse dell’isola, perchè preferiscono i fiumi agli alberghi. Inoltre era abitudine, di ‘rubare ingenuamente’ la frutta dei contadini, visto che ikaria è un’isola verde, piena di sorgenti e quasi tutti hanno il proprio orto con frutta e verdura. Usiamo il termine ‘rubare ingenuamente’ perchè ogni persona, non pensava di arrecare un reale danno o di compiere un furto. Ognuno pensava: ” è una sola mela…cosa sarà mai” Ma moltiplicando il gesto per tutti i singoli turisti, il risultato è una maleducazione diffusa e la diffidenza nei confronti di questo tipo di turismo. Comunque è rimasto uno strascico di ‘turismo alternativo’ ci sono molti posti dove è consentito fare campeggio libero, ad agosto si ha l’abitudine di dare passaggi agli autostoppisti, ed è facile trovare gruppi di giovani che almeno nell’abbigliamento possono assomigliare agli hippy anni 60.
E’ un’siola prevalentemente montuosa, con poche spiagge e molte roccia, con fondali misti e correnti molto forti. Lontano dall’idea che si ha della grecia con spiagge bianche e mare calmo azzurro (vedi isole cicladi) Però ha dei posti davvero incredibili. Torrenti, cascate, laghetti, boschi. Ad ikaria ci si può anche divertire, ma il vero motivo per cui si viene qui è uno solo: Il panighiri.
L’isola della musica tradizionale greca
In agosto quasi tutti i weekend, ogni volta in un paesino differente si organizza il panighiri. Non è un’emulazione con costumi tipici e professionisti pagati che danzano. E’ un panighiri vero. C’è un gruppo che suona, e la gente balla, balla, balla dalla sera fino a tarda notte.
Il rumore della darbuqua batte il ritmo, il suono è un misto tra musica balcanica, ottomana e nord africana, poi quando inizia il tipico suono del buzuki, allora lo riconosci. Non è il sirtaki, è il panighiri, una bella differenza. Diciamo che il sirtaki è una sorta di panighiri ‘commerciale’ divenuto famoso col film zorba il greco (Zorba the Greek o anche Alexis Zorbas) interpretato da Anthony Quinn, del 1964. Quella musica, che tutti conoscono utilizzata in tantissimi spot pubblicitari, film, documentari ecc… con il panighiri non c’entra molto. Il sirtaki è più spensierato, melodico, dolce, anche nei testi e nei temi, fu appositamente inventata per il film, mixando alcune danze tipiche. Il panighiri, o panigiri o panigiria, ci sono in quasi tutta la grecia, in occasione di varie festività. Ma a Ikaria la cosa è ben diversa. si balla una variante panighiri locale; l’ikariotiko. Si tratta di spiarali e controspirali di persone abbracciate che si muovono a tempo. I musicisti non smettono mai di suonare, il ritmo diventa ipnotico ed ossessivo e dopo un pò il corpo si muove da solo. I passi precisi non sono facili, ma durante il panighiri scorrono fiumi di alcool e sono tutti visibilmente alticci, ti puoi trovare di fianco ad un signore o ad una signora anziana, anche se di solito si predilige l’altro sesso, non importa saper ballare, basta muoversi a tempo di ritmo, e soprattutto, dalla parte giusta del cerchio. Il pezzo musicale (può durare anche più di un’ora) finisce quando le spirali ed i cerchi si sono talmente mischiati da non poter più seguire una forma precisa. Divertentissimo
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